エピソード

  • Episodio 346 - Problemi di coppia e inganni dell'ego
    2025/06/13
    Che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare?
    Le relazioni tossiche in amore, come funzionano?
    Crisi di coppia come superarla?
    Come uscire da un amore malato?

    Queste domande sono sempre più frequenti come lo sono le crisi di coppia di cui la psicologia si occupa. In questa diretta vediamo come la psicologia di coppia cerca di fornire strumenti utili a trovare le proprie risposte.

    Nessuno può sapere per certo che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare perché questo dipende da molti fattori e dai meccanismi relazionali specifici di una relazione. Si può però capire come superare la crisi di coppia, se una relazione d'amore è tossica e se siamo vittime di un amore malato.

    Spesso viviamo relazioni tossiche in amore come in famiglia o crisi di coppia passeggere o durature che non sappiamo come superare. Questo nasconde gli inganni dell'ego.Ignoriamo che la sensazione di insoddisfazione e i problemi nelle relazioni di coppia, la rabbia e la tristezza che si scatenano quando viviamo relazioni tossiche in famiglia, sono frutto della nostra inconsapevolezza relazionale. Ingannati dal nostro ego tendiamo solo ad accusare l'altro senza riuscire a guardare a noi.

    Conoscere i meccanismi relazionali del nostro ego può condurci verso relazioni armoniche e soddisfacenti. Vediamo insieme come funzionano i nostri meccanismi relazionali nella coppia. La coppia spesso scoppia perché non conosciamo noi stessi e l'altro. La psicologia delle relazioni e soprattutto la psicologia di coppia ci mostra come migliorare la relazione ma soprattutto come riconoscere i sintomi di un amore malato.

    Ecco come si supera la crisi di coppia: spesso la terapia di coppia si basa proprio sul percorso qui descritto, sull'individuazioni delle dinamiche e dei meccanismi relazionali che ognuno dei due porta nella relazione di coppia e che creano poi i problemi della coppia.

    Un lavoro psicologico e terapeutico, della coppia in crisi, prevede infatti la consapevolezza di se stessi, del partner e della coppia che abbiamo formato. Ci vuole la convinzione e la voglia di prendere i problemi di coppia come la spia che ci dice che c'è una crisi di coppia da superare per crescere insieme.

    Si può uscire dalle relazioni tossiche in amore se riconosciamo i meccanismi che hanno prodotto questo amore malato.

    Nella coppia si hanno diverse idee sull'amore e su come la coppia dovrebbe funzionare.
    La coppia inizia ad andare in conflitto e la relazione diventa tossica proprio per le diverse idee, esperienze, immagini, convinzioni sull'amore e su come la coppia funziona che i due partner hanno dentro e non portano a consapevolezza.

    Come risolvere una crisi di coppia? Che fare in una relazione ormai tossica? Come uscire da un amore malato?

    Per lo psicologo di coppia queste domande non hanno in realtà una semplice risposta. Una coppia in crisi può essere una coppia che scoppia o una coppia in crisi che vuole evolvere e solo l'analisi dei meccanismi relazionali in atto può fornirci una ipotesi per una terapia di coppia che produca risultati.
    Lo psicologo che si occupa della coppia sa bene che la coppia in crisi non è un amore malato da salvare ma una relazione tossica da far evolvere. In questo video vediamo come la partendo dalla conoscenza di se, dalla consapevolezza dei propri meccanismi relazionali e delle dinamiche relazionali del partner e della coppia si può creare una nuova relazione sentimentale che evolva da relazione tossica a relazione nutriente, più armonica e funzionale.

    Ecco come risolvere la crisi di coppia, vedendo i problemi specifici che sorgono e sfruttandoli per aumentare la consapevolezza di se, dell'altro e della coppia. Sei disposto a farlo?

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  • Episodio 345 - Relazioni insoddisfacenti: come riconoscerle, uscirne e coltivare relazioni sane
    2025/06/06
    Hai mai vissuto una relazione insoddisfacente? Che si tratti di una relazione di coppia, di amicizia o sul lavoro, è un’esperienza comune.Ma come possiamo identificare e affrontare queste situazioni?

    Ecco cinque punti chiave, con riflessioni e pratiche utili.

    1. Il Ciclo della Speranza Infinita: le relazioni insoddisfacenti spesso si basano su un meccanismo ripetitivo: speranza, delusione, giustificazione. Si entra in una relazione con aspettative positive, ma si finisce per accettare comportamenti inadeguati, giustificando continuamente l’altro e sperando che le cose cambino. Pratica concreta: osserva quante volte giustifichi comportamenti che ti deludono. Domandati: “Sto aspettando che le cose cambino senza basi concrete?”. Immagina di innaffiare una pianta secca: se non ci sono radici sane, non crescerà mai.
    2. 2. Radici dell’Infanzia: molti schemi disfunzionali nascono durante l’infanzia. Da bambini, impariamo a giustificare genitori distanti o anaffettivi come meccanismo di sopravvivenza. Da adulti, riproduciamo inconsciamente questi comportamenti nelle relazioni. Pratica concreta: quando giustifichi qualcuno, chiediti: “Cosa mi ricorda della mia infanzia?”. Identifica eventuali somiglianze tra il comportamento attuale e quello vissuto da bambino. Ricorda: oggi sei adulto, e puoi scegliere di interrompere questo schema.
    3. 3. La Falsa Concezione dell’Amore: l’idea di “amore” e “relazione” si forma nell’infanzia, influenzata dall’ambiente familiare. Se abbiamo visto lotte, tradimenti o giustificazioni continue, tendiamo a considerare queste dinamiche come normali. Pratica concreta: scrivi una lista delle caratteristiche di una relazione sana secondo te. Sii sincero: se pensi che litigi o tradimenti siano normali, includili. Analizza questa lista e chiediti se rispecchia la tua esperienza passata o i tuoi desideri attuali.
    4. 4. Il Coraggio di Lasciare Andare: la paura della perdita spesso supera il desiderio di migliorare. Questo ci spinge a restare in relazioni insoddisfacenti, anche quando non ci portano alcun beneficio. Pratica concreta: valuta oggettivamente la tua relazione attuale: i tuoi bisogni sono soddisfatti? Fai una lista delle volte in cui hai sperato in un cambiamento senza risultati. Immagina la relazione come una casa che crolla: meglio uscire subito che restare intrappolati.
    5. 5. Abbracciare Relazioni Sane: cambiare significa uscire dalla zona di comfort, anche se questa comfort zone è fatta di conflitti e abitudini tossiche. Le relazioni sane potrebbero sembrarti “noiose” all’inizio, ma sono il punto di partenza per un vero benessere. Pratica concreta: identifica nella tua vita persone gentili, rispettose e tranquille. Dedica loro più tempo ed energia, anche se inizialmente non ti attraggono come altre relazioni. Pensa alle relazioni sane come a una lingua nuova: richiede pratica, ma il risultato vale lo sforzo. Le relazioni insoddisfacenti ci intrappolano in schemi che spesso derivano dal nostro passato. Riconoscere questi cicli, riflettere sulle loro radici e impegnarsi per abbracciare relazioni sane è un percorso di crescita personale. Inizia oggi con piccoli passi: osserva, analizza e scegli il tuo benessere.


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    24 分
  • Episodio 344: Comunicazione consapevole: il potere nascosto delle parole
    2025/05/30
    Le parole hanno un potere enorme, ma spesso non ne siamo consapevoli e le usiamo in modo distratto o dannoso.

    La comunicazione oggi, soprattutto tramite messaggistica, riduce l’efficacia del linguaggio perché manca il confronto diretto e il feedback immediato, legato alla presenza e alla comunicazione faccia a faccia con tutto quello che è ad essa collegato. Questo può portare a incomprensioni e ferite, perché non vediamo l’impatto delle nostre parole sull’altro.

    Il linguaggio è uno strumento potente che rivela la nostra interiorità e può creare connessione oppure distanza. Per questo, è fondamentale dare attenzione all’ascolto: spesso non ci sentiamo ascoltati, e questo ci fa soffrire. L’ascolto autentico è raro e difficile, ma necessario per relazioni sane.
    Le forme di "non ascolto", come il pilota automatico o il pensare di sapere già tutto, generano solitudine e sofferenza.

    Per migliorare la comunicazione, dobbiamo fare un "controllo di qualità" delle nostre parole: usarle con consapevolezza, intenzione pacifica e verità. Le parole "disarmate" non solo disinnescano l’aggressività, ma ci aiutano anche a purificare noi stessi e a costruire pace nelle relazioni.

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  • Episodio 343 - Trasforma le sfide in crescita: il viaggio dell'eroe
    2025/05/23
    Ti è mai capitato di sentire di essere davanti ad una svolta nella tua vita e di non sapere da dove iniziare?
    Tutta la nostra vita è, in fondo, la narrazione che ci raccontiamo giorno dopo giorno. Viviamo immersi in una trama che dà senso agli eventi e alle scelte che compiamo.

    Ma da dove nasce questa narrazione universale?
    Joseph Campbell, con il suo lavoro sul "Viaggio dell’Eroe", ha scoperto che esiste una struttura narrativa comune a tutte le culture. Una sorta di mappa interiore che riflette le dinamiche fondamentali del nostro mondo interno.
    Questa struttura si articola in otto tappe fondamentali, che ognuno di noi, consapevolmente o meno, attraversa nel corso della propria vita.

    1. La Vita Ordinaria: è il punto di partenza: ciò che conosciamo, la nostra zona di comfort. Una realtà che offre sicurezza e stabilità, ma che allo stesso tempo può diventare limitante. Dentro di noi convivono due forze opposte: da un lato, il desiderio di restare dove tutto è noto e prevedibile, legato al bisogno di sicurezza. Dall’altro, una spinta inquieta verso il cambiamento, alimentata da un senso di insoddisfazione o da una domanda profonda: "È tutto qui?" Questa tensione segna il preludio alla fase successiva.
    2. La Chiamata all’Avventura: qualcosa rompe l’equilibrio della vita ordinaria: può essere una crisi, una perdita, un’intuizione improvvisa, o anche solo una stanchezza sottile ma persistente. Non è solo un cambiamento esterno: è una parte di noi che vuole nascere. Un impulso interno che ci spinge oltre i confini conosciuti.
    3. Il Rifiuto della Chiamata: la prima reazione, spesso, è la paura. L’attaccamento a ciò che conosciamo ci trattiene: temiamo di perdere ciò che abbiamo. L’esitazione prende il sopravvento: molti restano fermi per anni, sostenuti da scuse razionali come "Non ho tempo". Ma la chiamata persiste. A volte cambia forma, ma continua a bussare.
    4. L’Incontro con il Mentore: a un certo punto, arriva un aiuto. Qualcuno o qualcosa che ci offre una nuova prospettiva. Il mentore non sempre è una persona: può essere un libro, un’intuizione, un sogno, un segno. Il suo ruolo non è darci risposte, ma accendere una luce, mostrarci che un altro cammino è possibile.
    5. L’Attraversamento della Soglia: è il momento in cui diciamo sì alla chiamata. Accettiamo la sfida, riconosciamo le nostre paure e lasciamo il vecchio mondo alle spalle. Con questo passo, la nostra energia e vitalità aumentano: inizia davvero il viaggio.
    6. Prove, Alleati e Nemici: nel nuovo mondo incontriamo ostacoli, ma anche compagni di viaggio. Le prove che affrontiamo sono lezioni: ci insegnano, ci modellano, ci rafforzano. Accanto a noi ci sono alleati — amici, guide, persone che ci sostengono — e nemici, che spesso rappresentano le nostre resistenze interne. Con ogni sfida, cresciamo.
    7. Avvicinamento alla Caverna Più Profonda: è il punto centrale del viaggio. Qui risiedono sia il nostro più grande potere, sia le nostre paure più profonde. Entrare in questa caverna significa affrontare ferite antiche, verità nascoste, parti di noi che abbiamo evitato. Solo affrontando ciò che temiamo possiamo trasformarci davvero. La trasformazione avviene dentro, e richiede il coraggio di guardare in profondità.
    8. La Ricompensa e il Ritorno: dopo aver affrontato la caverna, ne usciamo con un dono. È una nuova comprensione di noi stessi, un senso di pace, una nuova identità. Siamo trasformati. Quello che abbiamo imparato non è solo per noi: è un dono che possiamo condividere con gli altri. Il ritorno segna un nuovo inizio, ma anche la consapevolezza che ci saranno altre chiamate, altri viaggi, altri cicli. Ogni ricompensa porta con sé la responsabilità di usarla al servizio del mondo.


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    1 時間 13 分
  • Episodio 342 - Il corpo ti parla, ma tu lo ascolti?
    2025/05/16
    Il corpo ti parla, ma tu lo ascolti?

    Cosa si nasconde dietro il dolore nel corpo? Ne abbiamo parlato in diretta con Daniela Campolmi.

    Spesso pensiamo al dolore e alla malattia come nemici da combattere, ostacoli da eliminare il prima possibile.
    Ma cosa accadrebbe se iniziassimo a guardarli con occhi diversi, come segnali preziosi che il nostro corpo ci invia per raccontarci qualcosa?
    Il dolore non è semplicemente un malfunzionamento da correggere, ma una modalità attraverso cui il nostro organismo ci parla, una forma di comunicazione che merita ascolto e comprensione.

    Il corpo umano non è composto solo da materia fisica: accanto alla dimensione tangibile dei muscoli, degli organi e delle ossa, esiste anche una parte più sottile, più astratta, fatta di emozioni, pensieri, esperienze e vissuti interiori.
    Questi due aspetti – fisico e psico-emotivo – sono profondamente intrecciati.
    Il corpo, infatti, non reagisce soltanto a stimoli esterni o a traumi visibili, ma anche a ciò che viviamo interiormente: stress, paura, rabbia, tristezza, traumi non elaborati, conflitti nascosti. Ogni emozione trattenuta può lasciare un’impronta nel corpo, fino a trasformarsi in un sintomo.

    Il dolore e la malattia, quindi, non sono mai qualcosa che il corpo genera “contro” di noi. Al contrario, sono un tentativo di adattamento, un campanello d’allarme, un invito ad andare più a fondo.

    Ogni sintomo ha un significato, ogni disagio fisico porta con sé un messaggio. Non si tratta solo di "curare" il dolore, ma di decifrarlo, di comprenderne le radici, per poter davvero guarire.

    Il corpo ci parla continuamente: imparare ad ascoltarlo è il primo passo per ristabilire un equilibrio autentico tra mente, corpo e spirito.

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  • Episodio 341 - Libertà da automatismi e dipendenza
    2025/05/09
    Ognuno di noi ha le proprie dipendenze. Ma come funziona la dipendenza?

    La dipendenza ha una struttura ben precisa ed è legata al circuito della gratificazione: abbiamo una parte del nostro cervello che gestisce la gratificazione, la ricompensa, per certi comportamenti in modo da promuoverli. Questa parte dà un rinforzo al piacere. La finalità più intrinseca è la conservazione della specie. Abbiamo però anche un’altra parte del cervello, la corteccia prefrontale, più evoluta, che è preposta alla valutazione e previsione delle conseguenze, una specie di supervisore. Il terzo elemento della struttura psichica della dipendenza a cui prestare attenzione è il craving, ovvero il desiderio smodato irresistibile di una esperienza, che leghiamo ad una sostanza, ad un comportamento, ad una persona. Il craving si gestisce imparando a riattivare la coscienza.

    In particolare, quando parliamo di dipendenze si attiva in modo più forte il circuito della gratificazione/piacere e si abbassa l’attivazione della valutazione: so che qualcosa che mi farà male ma non riesco a non farla e non riesco a valutare correttamente se ci sono eventuali rischi nel farlo, né a gestire il craving.

    Ma come fa il piacere a superare il controllo del supervisore? Lo fa attraverso delle convinzioni che diventano inconsce e bypassano il livello della coscienza.

    Come possiamo uscire da una dipendenza? Ecco alcuni passi che ci possono aiutare ad uscire dalla dipendenza:
    • Decisione: non si esce da una dipendenza se non si vuole farlo. Se non c’è la volontà di farlo, un preciso atto di volontà, non si può uscire dalla dipendenza.
    • Allenarsi al presente: creare una nuova abitudine che ci riporti nel presente.
    • Estrarre le convinzioni (senza giudizio): trovare il pensiero che c’è dietro l’azione che abbiamo compiuto spinti dal piacere/gratificazione. Non si può fare se sprechiamo la nostra energia nel giudizio. È necessario scrivere le nostre convinzioni per poterci lavorare.
    • Indagare le convinzioni: una volta estratte le convinzioni, possiamo farci questa domanda: questa convinzione, questo pensiero, è vero? Bisogna, sempre sospendendo il giudizio, semplicemente indagare le nostre convinzioni per potare a coscienza le cose inconsce e poterci finalmente lavorare consapevolmente.

    E tu, come gestisci la dipendenza?

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    1 時間 2 分
  • Episodio 340 - Come uscire dalle dipendenze
    2025/05/02
    Ognuno di noi ha le proprie piccole dipendenze. Ma perché è così importante lavorarci su?
    Poiché cambiando la comprensione che abbiamo dei nostri fenomeni interni, di come funzionano alcuni meccanismi interni, possiamo cambiare i nostri comportamenti.

    Liberarsi dalle dipendenze vuol dire liberarsi da qualcosa che ci ruba la vita. Vuol dire iniziare a lavorare sul come ci procuriamo il nostro malessere.

    La dipendenza è una struttura di pensiero che si basa sul sistema della gratificazione. Il sistema della gratificazione regola il piacere e permette al nostro cervello di apprendere nello specifico qualcosa di evolutivo per poterlo ripetere.
    Provando piacere, non fine a se stesso, ma finalizzato a registrare ciò che ci porta all’esperienza, c’è un apprendimento che motiva a ripetere l’esperienza.

    Quando c’è una dipendenza questo sistema viene alterato in maniera artificiale. Quando il sistema è naturale, lo schema è provo piacere - lo voglio; quando il sistema è dipendente, lo voglio, ma non c’è piacere, che viene sostituito dal craving, dal desiderio smodato. A forza di provare quel tipo di piacere, si crea tolleranza e quindi avrò bisogno di più per avere lo stesso piacere. E allo stesso tempo proviamo meno piacere nelle attività che facciamo normalmente.

    Nella dipendenza l’oggetto da cui siamo dipendenti diventa l’unica fonte di piacere.

    L’obiettivo è riequilibrare la chimica del cervello. Come possiamo ritornare all’equilibrio? Per riequilibrarsi innanzitutto ci vuole il riconoscimento di quello che sta succedendo.

    È un processo, un percorso.

    Poi bisogna decidere di uscirne e ci vuole la volontà di farlo; il passo successivo è allenarsi al presente e a staccarsi dai propri pensieri; il passo seguente è trovare ed estrarre le proprie convinzioni; infine indagare le proprie convinzioni.

    Uno degli aspetti fondamentali per poter uscire dalle dipendenze è avere una rete sociale: la condivisione è fondamentale.

    Qual è la tua dipendenza?

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    1 時間 7 分
  • Episodio 339 - I nuovi inizi: il potere della rinascita interiore
    2025/04/25
    Cosa è la rinascita? Cosa vuol dire rinascere?
    Rinascere implica, prima di tutto, morire a noi stessi.

    Ma cosa significa realmente morire? Morire a se stessi vuol dire lasciare andare. E lasciare andare non è semplice: l'ego si oppone con forza, perché non vuole rinunciare a convinzioni, relazioni, sicurezze, certezze.

    Lasciare andare richiede coraggio, perché abbiamo paura di perdere ciò a cui siamo attaccati. Eppure, è necessario accettare che tutto è impermanente. Solo attraverso questa accettazione può avvenire una vera trasformazione, un autentico cambiamento.

    Spesso desideriamo cambiare, ma senza affrontare quella "morte" interiore che il cambiamento stesso richiede. Tuttavia, non esiste rinascita senza passare attraverso questo processo. E soprattutto, la rinascita non è mai un ritorno: l’evoluzione esige di procedere in avanti, senza voltarsi indietro.

    L’atto più rivoluzionario della resurrezione è essere pienamente presenti. Fermare il trambusto, concentrarsi sul respiro, vivere intensamente il momento, senza lasciarsi dominare dalla mente.

    Spesso immaginiamo la rinascita come qualcosa di teatrale, spettacolare, simile a una vittoria clamorosa. In realtà, la rinascita avviene nel silenzio, nella cura, nella pazienza. Si rinasce quando si riesce a stare nel silenzio, a restare ancorati al respiro, a percepire quel silenzio interiore che va oltre la mente e il rumore del mondo.

    La rinascita non si può progettare né forzare: si può solo permettere. Per rinascere occorre abbandonare la pretesa di capire tutto, affidarsi al flusso della vita, coltivare la pazienza e l’ascolto, soprattutto verso se stessi.

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