• La Sveglia di Giulio Cavalli

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La Sveglia di Giulio Cavalli

著者: Giulio Cavalli
  • サマリー

  • Dal lunedì' al venerdì, ogni mattina, la sveglia per il quotidiano La Notizia. E poi le letture. E tutto quello che ci viene in mente.

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エピソード
  • Decreto vendetta
    2024/10/04
    Benvenuti nel Far West della Capitale, dove la legge del più forte si fa strada tra le pieghe di un tessuto sociale sempre più lacerato. L’ultimo episodio di questa saga western all’amatriciana ci porta in via Silicella, periferia sud-est di Roma, dove il presidente del Municipio VI, Nicola Franco di Fratelli d’Italia, ha deciso di indossare i panni dello sceriffo e chiamare a raccolta i suoi cittadini. L’obiettivo? Un centinaio di disperati, tra cui venti minori, che hanno osato cercare riparo in un albergo abbandonato. Il loro crimine? Essere poveri e senza casa in una città che si prepara al Giubileo come fosse un concorso di bellezza, dove la miseria va nascosta sotto il tappeto e i problemi sociali risolti a colpi di ruspa. Franco non si è limitato a invocare lo sgombero: ha aizzato la folla, invitando i cittadini a “scendere in strada per cacciare gli occupanti”. Un invito alla giustizia fai da te che fa rabbrividire, ma che ben si sposa con il clima da stato di polizia che si respira in questi giorni, con il Ddl Sicurezza che promette di trasformare l’Italia in un grande laboratorio sulla legge e l’ordine. Ma la domanda sorge spontanea: è questa la soluzione? È questa la sicurezza, travestita da vendetta? In questo scenario da basso impero, c’è chi sogna una città ripulita per il Giubileo, come se la povertà fosse polvere da nascondere sotto il tappeto. E allora, caro Franco, invece di giocare allo sceriffo, perché non provi a fare il presidente di Municipio che si occupa dei problemi anziché crearne di nuovi? Basterebbe una telefonata ai suoi colleghi di partito, no?

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  • Il francobollo del disonore
    2024/10/03
    Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha emesso un francobollo commemorativo in onore di Silvio Berlusconi, l’ex Presidente del Consiglio deceduto l’anno scorso. Questa decisione non è solo inopportuna, ma un vero e proprio affronto alla giustizia e allo stato di diritto.
    Berlusconi non è stato uno statista. È stato un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione. Solo cavilli legali e prescrizioni lo hanno salvato da ulteriori condanne. Fino alla sua morte, è rimasto indagato dalla Procura di Firenze in relazione alle stragi mafiose del 1993.
    Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”.
    Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane.
    Emettendo questo francobollo, lo Stato italiano equipara Berlusconi a eroi nazionali come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, magistrati che hanno dato la vita lottando contro la mafia. È un insulto alla loro memoria e a tutti gli italiani che credono nella giustizia.
    Questo francobollo non onora uno statista. Commemora un uomo che ha svilito la nostra politica e ridicolizzato l’Italia a livello internazionale. È un francobollo del disonore, che rivela la bancarotta morale di chi eleva un pregiudicato allo status di eroe nazionale.

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  • Incursioni, blitz e visite di cortesia: il lessico ipocrita dei media sulla guerra
    2024/10/02
    “Invasione limitata in Libano”, ha scritto il Corriere della sera spiegandoci che “il governo di Israele ha votato sì alle incursioni”. Gli oltre 11 mila bambini uccisi a Gaza e le oltre 6 mila donne vittime delle bombe e dei proiettili israeliani avrebbero da ridire sull’uso della parola incursione, probabilmente, se potessero ancora parlare.
    Anche Repubblica ha titolato con “incursioni in Libano” con un sottotitolo notevole: “Washington: le operazioni saranno limitate. Biden chiede una tregua”. Il lettore potrà comprendere che gli Usa hanno chiesto una tregua con la mano destra e hanno assicurato che la guerra sarà “limitata” con la sinistra. Quindi Biden dovrebbe chiedere una tregua a se stesso, sostanzialmente.
    Il Maessaggero titola “Israele entra in Libano”, immaginando un distinto signore che ha suonato al campanello del Libano chiedendo di poter salire un secondo per lasciare sul tavolo un paio di cose. Erano bombe. Nell’occhiello si legge che i militari italiani sono “in allarme”: si vede che non leggono i giornali italiani.
    Il Giornale, quotidiano che in questi anni ci ha abituato a prime pagine fragorose e spesso iperboliche, ieri deve avere ingerito una dose di bromuro: “Blitz degli israeliani in Libano”. Sembra la cronaca di un abigeato.
    Un bel pezzo della stampa italiana è campionessa di war washing, professionista dell’imbellettamento della guerra come legittima difesa o esportazione di democrazia o difesa dei valori occidentali o democratica incursione o chirurgica operazione o azione contro il terrorismo o riequilibrio internazionale o invasione obbligata o difesa dei confini. L’importante è non chiamarla guerra e riuscire ad avere lo stomaco per non vedere le vittime.


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あらすじ・解説

Dal lunedì' al venerdì, ogni mattina, la sveglia per il quotidiano La Notizia. E poi le letture. E tutto quello che ci viene in mente.

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