• ep.87- Perché la rinoplastica si chiama così? Rifarsi il naso nella Storia

  • 2024/02/05
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ep.87- Perché la rinoplastica si chiama così? Rifarsi il naso nella Storia

  • サマリー

  • BREVE STORIA DELLA RINOPLASTICAGià Aulo Celso aveva parlato della ricostruzione del naso, medico romano, noto ai più per la famosa tetrade, rubor, tumor, calor et dolor, siamo nel 45 d.C. Da lì il salto fu lungo. Si va diretti in sicilia, 1412, Re Ferdinando concede la licenza per la guardia di Palermo alla famiglia Branca di Catania. Si ma perché questo è importante? Perché Gustavo Branca, il padre, e Antonio, erano diventati famosissimi nella pratica ricostruttiva del naso. Sappiamo poco altro, o meglio avremmo saputo poco altro se non ci fosse stato un personaggio che poi menzioneremo, ma insomma, non andiamo oltre, limitiamoci a dire che Gustavo e Antonio Branca erano diventati eccellenze nella pratica chirurgica della ricostruzione del naso. La tecnica e i metodi non furono molto tramandati, forse per volontà personale, forse per altri motivi, sappiamo solo che di questa tecnica vennero tramandate molte ipotesi e racconti, ma non direttamente connesse agli stessi Branca. In contemporanea ai Branca un’altra famiglia si affermava in questa pratica, sempre nel sud italia, i Vianeo, Gustavo e Vincenzo Vianeo, in particolare, che tra Lamezia Terme e Maida erano diventati rinomati in questa pratica. Non risultano contatti né conoscenza reciproca fra queste due famiglie. Tagliacozzi “De Curtorum chirurgia per Insitionem”, la chirurgia delle mutilazioni per mezzo degli innesti di Gaspare Tagliacozzi, è forse questo il più importante testo dedicato interamente agli innesti nel 1500, che ha determinato per sempre la storia della chirurgia plastica. Si preparava il paziente con una struttura apposita che gli ponesse in vicinanza l’arto superiore sinistro, nella sua parte interna al naso o comunque al viso, dopo che era stato tagliato un apposito lembo di pelle a parallelepipedo. A quel punto si rovesciava il pezzo di pelle staccato su 3 lati verso il naso e lo si innestava modellandolo con delle forme pre-impostate, in modo da ottenere la forma voluta e scavare le due narici. Si cuciva tutto con ago e filo e si lasciava il tutto aderire. Il paziente rimaneva col braccio legato al naso fino a che non avevano aderito tutti i bordi e poi, qualche settimana dopo, si staccava l’ultimo lembo ancora collegato all’arto superiore. Il libro ricco di illustrazioni mette il punto sul percorso e sullo strumento utilizzato per bloccare l’arto superiore del paziente vicino al naso. Una sorta di strana gabbia, che il paziente era costretto a tenere almeno un paio di settimane, prima che i 3 lembi avessero aderito al naso e che metterò qui come immagine del podcast. La morte anche del nostro fu un atto strambo. Morì nel 1599 e sepolto nella chiesa di San giovanni Basttista con un vicino convento con delle monache. Qui si racconta che qualche settiamana dopo si senti urlare di notte contro Tagliacozzi e le monache spaventate, l’abbiano disseppellito e spostato con l’intero corpo al di fuori della struttura. Da questo fatto si era sparsa la voce che la chiesa fosse contraria all’arte chirurgica plastica e l’opera di tagliacozzi. Cosa che è in realtà impossibile, perché non solo giurò fedeltà al papa, ma per un periodo fu giudice per la valutazione dell’indice dei libri proibiti per il papa. Carpue presentò al paziente le alternative chirurgiche, studiò nel preoperatorio la durata dell’operazione (non c’era anestesia, calibrare tutta l’operazione in tempi stringenti era essenziale), preparò dei modellini plastici in cera e poi passò alla pratica. Il naso del Capitano Williamson venne studiato accuratamente anche nel post-operatorio e valutato periodicamente. Il tutto venne trascritto accuratamente, menzionando anche le fallacie della tecnica ed eventuali problematiche sopraggiunte successivamente. A quella seguì una seconda operazione al naso, al comandante Latham, mutilato per un colpo di sciabola, con lo stesso protocollo ma applicando un’altra tecnica e confrontando i risultati.Questo episodio è un estratto di un altro podcast sempre parte del progetto "Pillole di Storia della Medicina" che racconta la Storia della Sanità in Italia, lo puoi trovare a questo link:Storia della Sanità in ItaliaQui puoi trovarmi sui miei social:https://www.instagram.com/pilloledistoriadimedicina/https://www.youtube.com/channel/UCOmUIZvblJeFWNWByOIozMghttps://www.facebook.com/PilloledistoriadimedicinaIscriviti alla newsletter bisettimanale dedicata alla Storia della Medicina, "ApprofondiPillole"Chi sono? https://msha.ke/pilloledistoriadellamedicina/Ogni tanto scrivo anche degli articoli: https://blog.parabellumhistory.net/author/federico-allegri/Ho anche scritto un libro, dedicato alla Storia della gotta: https://www.amazon.it/dp/B0CCCPT8VL
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あらすじ・解説

BREVE STORIA DELLA RINOPLASTICAGià Aulo Celso aveva parlato della ricostruzione del naso, medico romano, noto ai più per la famosa tetrade, rubor, tumor, calor et dolor, siamo nel 45 d.C. Da lì il salto fu lungo. Si va diretti in sicilia, 1412, Re Ferdinando concede la licenza per la guardia di Palermo alla famiglia Branca di Catania. Si ma perché questo è importante? Perché Gustavo Branca, il padre, e Antonio, erano diventati famosissimi nella pratica ricostruttiva del naso. Sappiamo poco altro, o meglio avremmo saputo poco altro se non ci fosse stato un personaggio che poi menzioneremo, ma insomma, non andiamo oltre, limitiamoci a dire che Gustavo e Antonio Branca erano diventati eccellenze nella pratica chirurgica della ricostruzione del naso. La tecnica e i metodi non furono molto tramandati, forse per volontà personale, forse per altri motivi, sappiamo solo che di questa tecnica vennero tramandate molte ipotesi e racconti, ma non direttamente connesse agli stessi Branca. In contemporanea ai Branca un’altra famiglia si affermava in questa pratica, sempre nel sud italia, i Vianeo, Gustavo e Vincenzo Vianeo, in particolare, che tra Lamezia Terme e Maida erano diventati rinomati in questa pratica. Non risultano contatti né conoscenza reciproca fra queste due famiglie. Tagliacozzi “De Curtorum chirurgia per Insitionem”, la chirurgia delle mutilazioni per mezzo degli innesti di Gaspare Tagliacozzi, è forse questo il più importante testo dedicato interamente agli innesti nel 1500, che ha determinato per sempre la storia della chirurgia plastica. Si preparava il paziente con una struttura apposita che gli ponesse in vicinanza l’arto superiore sinistro, nella sua parte interna al naso o comunque al viso, dopo che era stato tagliato un apposito lembo di pelle a parallelepipedo. A quel punto si rovesciava il pezzo di pelle staccato su 3 lati verso il naso e lo si innestava modellandolo con delle forme pre-impostate, in modo da ottenere la forma voluta e scavare le due narici. Si cuciva tutto con ago e filo e si lasciava il tutto aderire. Il paziente rimaneva col braccio legato al naso fino a che non avevano aderito tutti i bordi e poi, qualche settimana dopo, si staccava l’ultimo lembo ancora collegato all’arto superiore. Il libro ricco di illustrazioni mette il punto sul percorso e sullo strumento utilizzato per bloccare l’arto superiore del paziente vicino al naso. Una sorta di strana gabbia, che il paziente era costretto a tenere almeno un paio di settimane, prima che i 3 lembi avessero aderito al naso e che metterò qui come immagine del podcast. La morte anche del nostro fu un atto strambo. Morì nel 1599 e sepolto nella chiesa di San giovanni Basttista con un vicino convento con delle monache. Qui si racconta che qualche settiamana dopo si senti urlare di notte contro Tagliacozzi e le monache spaventate, l’abbiano disseppellito e spostato con l’intero corpo al di fuori della struttura. Da questo fatto si era sparsa la voce che la chiesa fosse contraria all’arte chirurgica plastica e l’opera di tagliacozzi. Cosa che è in realtà impossibile, perché non solo giurò fedeltà al papa, ma per un periodo fu giudice per la valutazione dell’indice dei libri proibiti per il papa. Carpue presentò al paziente le alternative chirurgiche, studiò nel preoperatorio la durata dell’operazione (non c’era anestesia, calibrare tutta l’operazione in tempi stringenti era essenziale), preparò dei modellini plastici in cera e poi passò alla pratica. Il naso del Capitano Williamson venne studiato accuratamente anche nel post-operatorio e valutato periodicamente. Il tutto venne trascritto accuratamente, menzionando anche le fallacie della tecnica ed eventuali problematiche sopraggiunte successivamente. A quella seguì una seconda operazione al naso, al comandante Latham, mutilato per un colpo di sciabola, con lo stesso protocollo ma applicando un’altra tecnica e confrontando i risultati.Questo episodio è un estratto di un altro podcast sempre parte del progetto "Pillole di Storia della Medicina" che racconta la Storia della Sanità in Italia, lo puoi trovare a questo link:Storia della Sanità in ItaliaQui puoi trovarmi sui miei social:https://www.instagram.com/pilloledistoriadimedicina/https://www.youtube.com/channel/UCOmUIZvblJeFWNWByOIozMghttps://www.facebook.com/PilloledistoriadimedicinaIscriviti alla newsletter bisettimanale dedicata alla Storia della Medicina, "ApprofondiPillole"Chi sono? https://msha.ke/pilloledistoriadellamedicina/Ogni tanto scrivo anche degli articoli: https://blog.parabellumhistory.net/author/federico-allegri/Ho anche scritto un libro, dedicato alla Storia della gotta: https://www.amazon.it/dp/B0CCCPT8VL
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