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Il podcast del diacono Davide Moreno

Il podcast del diacono Davide Moreno

著者: Davide
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このコンテンツについて

Il Vangelo della domenica commentato: riflessioni e approfondimenti spirituali di un diacono permanente della diocesi di Bologna. Ogni settimana un nuovo episodio per nutrire la fede e scoprire insieme come la Parola di Dio illumina la nostra vita quotidiana. Un invito ad ascoltare, meditare e camminare insieme nel percorso di fede, riscoprendo la bellezza e la saggezza del messaggio evangelico.si キリスト教 スピリチュアリティ 聖職・福音主義
エピソード
  • OMELIA DELLA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
    2025/07/06
    La riflessione di questa domenica del Tempo Ordinario si concentra sulla missione dei settantadue discepoli in Lc 10,1-20, sviluppando una teologia della missione che trasforma l'invio evangelico in paradigma per la testimonianza cristiana contemporanea. L'omelia utilizza un linguaggio poetico ed evocativo che sottolinea la "strana bellezza" di un Vangelo incentrato non sui prodigi ma sui "cammini da percorrere" e sugli "incontri possibili". L'analisi esegetica evidenzia alcuni elementi chiave del testo lucano: l'invio "a due a due" come principio di ecclesialità ("la fede cammina in compagnia"), la condizione di vulnerabilità ("come agnelli in mezzo ai lupi") e l'essenzialità dei mezzi ("senza borsa, né sacca, né sandali"). Questi elementi vengono interpretati come decostruzione del modello missionario trionfalistico in favore di una testimonianza basata sulla fragilità condivisa e sulla rinuncia all'autosufficienza. Particolare originalità caratterizza l'interpretazione della "pace" come "primo miracolo del Vangelo", definita non come "assenza di conflitto" ma come "presenza di Dio", non come "silenzio" ma come "armonia profonda tra ciò che siamo e ciò che desideriamo". Questa definizione antropologica della pace evangelica supera le concezioni meramente negative per giungere a una comprensione ontologica della shalom biblica. Il cuore teologico della riflessione analizza il mandato di "guarire i malati" in chiave spirituale ed esistenziale: "possiamo essere guaritori dell'anima", "mani tese, sguardi veri, presenze che non scappano". Questa interpretazione democratizza il ministero della guarigione, rendendolo accessibile a ogni credente attraverso la semplice "vicinanza a chi non si aspetta più niente". L'elemento più significativo è l'esegesi del ritorno entusiastico dei discepoli e della risposta di Gesù che riorienta la gioia dai "successi" al "legame" con lui: "Non rallegratevi perché i demòni si sottomettono a voi, ma perché i vostri nomi sono scritti nei cieli". Questa correzione viene interpretata come distinzione fondamentale tra efficacia missionaria e identità cristiana, tra "ciò che fate" e "ciò che siete per me". La conclusione propone un'attualizzazione della missione attraverso il rovesciamento della logica di cristianizzazione: "non di portare il mondo in chiesa, ma di portare la Chiesa nel mondo", non "con l'arroganza di chi sa" ma "con la tenerezza di chi ha incontrato la Luce". Questa ecclesiologia missionaria privilegia la testimonianza esistenziale sulla proclamazione verbale, la "mitezza" sulla "forza". L'interpretazione finale che identifica ogni credente tra i "settantadue" e propone come criterio di verifica missionaria non i risultati ma la capacità di "camminare con Lui" nella quotidianità, trasforma la missione da attività straordinaria a dimensione ordinaria dell'esistenza cristiana, fondata sulla certezza che "anche i nostri nomi, scritti nel cielo, ci sorrideranno in silenzio".


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    6 分
  • OMELIA SOLENNITA' SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI
    2025/06/29
    La riflessione di questa domenica del Tempo Ordinario si concentra sulla confessione di Pietro in Mt 16,13-20, sviluppando un'interpretazione che trasforma l'interrogativo cristologico in sfida esistenziale per il credente contemporaneo. L'omelia utilizza una strategia retorica che contrappone la superficialità dell'opinione pubblica ("tutti sanno tutto di tutti") alla profondità della conoscenza personale richiesta da Cristo. L'analisi esegetica evidenzia la progressione delle domande di Gesù: dal generico "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?" al personalissimo "Ma voi, chi dite che io sia?". Questa escalation viene interpretata come movimento dalla conoscenza mediata ("sentito dire") all'esperienza diretta, dalla ripetizione di formule all'elaborazione di una risposta personale. L'omelia sottolinea come le risposte della folla (Giovanni Battista, Elia, Geremia) rappresentino tentativi di categorizzazione che riducono il mistero di Cristo a schemi preesistenti. Particolare acutezza caratterizza l'attualizzazione della dinamica tra "opinione pubblica" e "conoscenza personale" nel contesto della cultura digitale contemporanea, dove "basta un post sui social per diventare esperti di tutto". Questa critica dell'epoca delle "fake news e delle verità liquide" trasforma l'interrogativo cristologico in questione epistemologica: come distinguere la conoscenza autentica dall'informazione superficiale. Il cuore teologico della riflessione analizza la risposta di Pietro ("Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente") come frutto di "rivelazione che viene dal profondo" piuttosto che "formula imparata a memoria". L'interpretazione di Gesù ("né carne né sangue te lo hanno rivelato") viene sviluppata come distinzione tra fede come "abitudine" e fede come "incontro", tra appartenenza sociologica ed esperienza trasformante. L'elemento più originale è la correlazione tra confessione cristologica e responsabilità ecclesiale: "Siccome tu hai riconosciuto chi sono davvero, ora tocca a te diventare punto di riferimento per gli altri". Questa lettura trasforma la confessione di fede da atto privato in mandato pubblico, da esperienza intimistica in responsabilità sociale. La conclusione sviluppa una ecclesiologia della testimonianza che risponde al bisogno contemporaneo di "autenticità" attraverso la coerenza esistenziale: "vivere quello che si dice di credere". L'omelia propone il cristiano come "pietra solida in un mondo liquido", capace di "andare controcorrente" e di "non aver bisogno del consenso della maggioranza per fare il bene". L'interpretazione finale che trasforma la comunità ecclesiale in "casa per chi cerca, rifugio per chi è stanco e luce per chi è nel buio" sintetizza una visione missionaria della Chiesa fondata sull'autenticità della testimonianza personale piuttosto che sull'autorità istituzionale, rispondendo alle sfide della credibilità ecclesiale nel contesto contemporaneo.
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    8 分
  • OMELIA SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)
    2025/06/22
    La riflessione di oggi, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo si concentra sul racconto lucano della moltiplicazione dei pani (Lc 9,11-17), sviluppando una teologia eucaristica che trasforma il miracolo evangelico in paradigma di condivisione e trasformazione sociale. L'omelia utilizza una strategia retorica contrastiva, opponendo la "logica del mondo" ("ognuno per sé") alla "rivoluzione di Gesù" che chiama alla condivisione responsabile. L'analisi esegetica si sofferma sulla proposta apparentemente ragionevole degli apostoli ("È ormai tardi, congeda la folla") come emblema della mentalità individualistica contemporanea che di fronte alle difficoltà invita al disimpegno. La risposta di Gesù ("Voi stessi date loro da mangiare") viene interpretata come chiamata alla responsabilità collettiva che capovolge la logica dell'abbandono in logica dell'assunzione di responsabilità. Particolare originalità caratterizza l'interpretazione della reazione apostolica ("Noi abbiamo solo cinque pani e due pesci") come paradigma della mentalità della scarsità che "conta quello che non ha invece di guardare quello che ha". Questa lettura si attualizza attraverso esempi concreti di percezione di inadeguatezza: la madre single, il padre disoccupato, l'anziano che si sente inutile, trasformando il racconto evangelico in direzione spirituale per situazioni esistenziali contemporanee. Il cuore teologico della riflessione identifica l'inizio del miracolo non nella moltiplicazione divina ma nell'atto umano della condivisione: "Il miracolo inizia quando qualcuno mette a disposizione quello che ha". Questa interpretazione umanizza il prodigioso, rendendo ogni credente potenziale cooperatore del miracolo attraverso la propria disponibilità a condividere, per quanto piccola. L'elemento più significativo è la rilettura del dettaglio delle "dodici ceste" di avanzi, interpretate come dimostrazione della "logica del Vangelo" opposta alla "logica del mondo": mentre quest'ultima predica la scarsità ("Se dai, ti resta meno"), il Vangelo rivela l'abbondanza della condivisione ("Se dai, ti resta di più"). Questa teologia dell'abbondanza viene supportata da testimonianze pastorali concrete di famiglie che "pur avendo poco, ospitano sempre qualcuno a tavola". La conclusione sviluppa una teologia eucaristica incarnata dove l'Eucaristia viene interpretata come "moltiplicazione più grande" che si attualizza nella chiamata di ogni credente a "essere pane spezzato per gli altri". Questa ecclesiologia eucaristica trasforma la celebrazione liturgica in mandato sociale, rendendo ogni partecipante responsabile della continuazione del miracolo della condivisione. L'interpretazione finale che "il mondo ha fame di pane, sì, ma soprattutto fame di amore, di speranza, di senso" amplia la portata del miracolo oltre la dimensione materiale, proponendo una lettura antropologica delle necessità umane contemporanee che trovano risposta nella condivisione cristiana guidata dalla logica eucaristica della donazione.


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    7 分

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