
Ep. 75: Carola Allemandi - Fotografia tra visione e pensiero
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Dal caso alla passione: quando l'immagine diventa linguaggio del pensieroIl percorso di Carola Allemandi nella fotografia inizia per caso a 19 anni, quando scopre in cantina la vecchia camera oscura del padre. "Non mi ha mai insegnato nulla, non abbiamo avuto un tipo di rapporto maestro allieva", racconta la fotografa torinese, il cui apprendistato è nato dall'incontro fortuito con Piero Ottaviano durante una serata al bar. "Mi diceva sono rimasto senza assistente, se ti va di provare colgo l'occasione".Quella collaborazione di tre anni è diventata una scuola pratica completa: "Ho avuto modo di avere una scuola molto ampia sul campo, lavorando a bottega fondamentalmente". Un percorso che l'ha portata a sviluppare sia il lavoro commerciale, oggi affiancata dalla compagna Davies Zambotti, sia una ricerca personale attraverso mostre e collaborazioni con gallerie come la torinese Dr. Fake Cabinet.Nel 2021 si apre una dimensione inaspettata: la scrittura sulla fotografia. Segnalata da un'amica (Annalisa Ambrosio) alla rivista "00", Allemandi scopre "il privilegio di commentare, dare una lettura ai lavori di altri autori". Il suo approccio è dichiaratamente non accademico: "Non mi pongo mai né da critica né da storica della fotografia".Il suo metodo parte dall'esperienza visiva diretta: "A me interessa la fotografia come esperienza visiva innanzitutto". La scrittura diventa "molto fotografica", basata sulla visione dell'immagine prima di ogni contestualizzazione storica. "Il rapporto con l'immagine io lo vivo sempre come un innamoramento, l'innamoramento funziona e si basa su quello che vedi".Il primo progetto personale, dedicato al paesaggio urbano notturno dal 2018, racchiude i temi centrali della sua ricerca: sintesi e astrazione. "Dentro la fotografia è sempre il sacrificio di parti in favore di un unico frammento", spiega, descrivendo come cancelli "col nero tutta una parte di architettura del paesaggio" per lasciare "soltanto lo scheletro luministico disegnato da questi lampioni". Il risultato trasforma Torino in immagini universali che "fluttuano in qualcosa che non ha vera concretezza".Torino rappresenta per Allemandi un contesto privilegiato, una città "sempre stata fotografica fin dal XIX secolo" e oggi ricca di istituzioni come Camera, festival come Liquida ed Exposed. Tuttavia invita a un maggiore approfondimento teorico: "Io invito a mettere sul piatto un'altrettanto pressante attività anche teorica sulla fotografia".Guardando al futuro, la sua visione va oltre gli aspetti tecnologici: "Quello che a me interessa di più è la sua divulgazione teorica, riuscire a trasmettere gli insegnamenti del suo linguaggio". Per Allemandi, fotografare significa "vedere, quindi anche pensare, mettersi di fronte al mondo e cercare di interpretare". La sua proposta è rivoluzionaria: riconoscere la fotografia come disciplina umanistica. "La fotografia è considerabile a tutti gli effetti una branca della letteratura e mi piacerebbe vederla nella facoltà di lettere".Il percorso di Carola Allemandi dimostra come la fotografia possa unire dimensione visiva e intellettuale, trasformandosi da semplice pratica artistica a strumento di conoscenza e riflessione critica sul mondo.