
LUCA PAIN. TROVARE LA PROPRIA VOCE FRA I CLICHÉ
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Vi andrebbe di fare una chiacchierata un po' più riflessiva su come è cambiato il RAP dai tempi della Golden Age a oggi? E parliamo anche di che cosa significa per un artista emergente trovare la propria identità in questo panorama saturo.
Ripensando a quando ho iniziato ad appassionarmi al RAP, negli anni '90, c'era una diversità incredibile di stili e di contenuti. Artisti come Tupac e Notorious B.I.G. avevano voci uniche e raccontavano storie complesse, spesso crude ma sempre autentiche. C'era il “RAP conscious”, quello più impegnato socialmente, c'erano i liricisti, che incastravano le parole come fossero diamanti. Ogni artista aveva il suo mondo, la sua narrazione.
Oggi la sensazione è diversa. Spesso mi sembra di sentire cinque o dieci stereotipi che si ripetono all'infinito: la droga, la gang, i soldi facili. Manca la narrazione, manca la profondità. Certo, ci sono ancora talenti, ma la tendenza non è di scoprire e valorizzare il talento. Piuttosto la tendenza sembra quella di uniformarsi a dei modelli di successo commerciale, senza prendersi il rischio di esplorare qualcosa di veramente nuovo.